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Ufficiali gli accordi tra Apple, Samsung e gli operatori. Diventerà più facile cambiare operatore e tariffa.

Arriveranno cellulari senza sim, con i quali potremo passare agilmente da un operatore all’altro, da una tariffa all’altra. Forse già dall’anno prossimo.

È un futuro ormai concreto, poiché questa soluzione è appoggiata anche dagli operatori mobili per la prima volta: come riporta il Financial Times, Apple e Samsung sono in accordi avanzati con Gsma (l’associazione mondiali degli operatori mobili) per adottare e-sim: sim elettroniche, le cui funzioni sono quindi assolte da un software invece che da uno specifico pezzo di plastica. C’è già un pugno di operatori pronti a supportare questi piani: Vodafone, H3G, AT&T, Orange, Telefonica, Deutsche Telekom, Etisalat. Due di questi- com’è noto- operano anche in Italia (ma non è detto che supporteranno la novità immediatamente, da noi). Fonti di Gsma hanno detto che già nel 2016 potrebbe uscire la soluzione di sim elettronica.

Non sono chiari i dettagli del funzionamento, ma è indicativo quanto già è possibile fare con l’Apple Sim. I nuovi iPad (e forse anche i prossimi iPhone) hanno infatti una sim operatore-neutrale (“carrier-neutral”), Apple proprietaria, integrata del dispositivo. In sostanza, significa che l’utente accende l’iPad per la prima volta e viene guidato alla scelta del proprio operatore e tariffa, senza doversi procurare una sim materialmente (né essere costretto a comprare il prodotto nel negozio di un operatore).

Se a questo punto stai pensando “ma a me l’iPad non ha fatto così”, c’è una facile risposta: il sistema funziona solo con gli operatori che hanno acconsentito. E in Italia non ce n’è stato nessuno. Al mondo sono stati pochi: solo negli Usa e Regno Unito.

L’Apple Sim, per altro, è comunque un pezzo di hardware, mentre la e-sim dovrebbe essere solo digitale. Gsma la chiama anche “remote sim” (segno che il processo di identificazione e gestione dell’identità utente avverrà da remoto. Il sistema può ricordare quello per i pagamenti mobili Nfc di Google, con tecnologia Hce (Host Card Emulation). Anche in questo caso, l’autenticazione (per la carta di credito) avviene via cloud; laddove i servizi mobile wallet di Tim e Vodafone adesso la fanno via sim. Ci sono insomma già tecnologie che possono svolgere egregiamente compiti per i quali prima si considerava necessaria una sim, rispettando criteri di sicurezza.

Che la e-sim sarà diversa dall’Apple Sim lo confermano anche le parole di Gsma, secondo cui le due soluzioni funzioneranno in abbinamento (sui prodotti Apple).

La tendenza alla virtualizzazione della sim sembra insomma tracciata, come dimostra anche il recente progetto di Google ProjectFi, negli Stati Uniti. Il servizio- al momento solo su cellulari Nexus 6- fa navigare preferenzialmente su wi-fi. Quando non trova queste reti, si appoggia (a un costo extra) a quelle di uno degli operatori che hanno aderito al servizio, Sprint o T-Mobile. La configurazione dell’accesso avviene via software, invece che via sim. E il servizio è in grado di gestire anche il passaggio dell’utente da una rete mobile all’altra (“hand over”), senza soluzione di continuità. Possiamo considerarla la consacrazione del concetto di over the top: il servizio non si limita a stare “sopra” una rete con cui non ha rapporti diretti; ma la utilizza persino in modo invisibile (trasparente) all’utente. Si arriva non curarsi più che la rete sia di tizio o caio, purché funzioni, insomma.

I vantaggi per gli utenti sono soltanto in parte prevedibili, al momento. Certo, c’è una maggiore comodità in fase di attivazione (vedi Apple Sim). Ma una tecnologia “carrier neutral” ci può permettere di balzare con più facilità da un operatore (e tariffa) all’altra, magari solo quando siamo all’estero: banalmente, non dovremo procurarci una sim. E, chissà, magari potremo usare numeri e operatori diversi con lo stesso cellulare (senza bisogno di avere un dual sim). La tecnologia in teoria rende possibile questo (e altro). Bisognerà vedere se lo permetteranno gli operatori. La dice lunga la loro ostilità verso i dual sim (che infatti sono rari) e la scarsa adozione dell’Apple Sim. Non amano soluzioni che favoriscono il turn over e la frammentazione del traffico utente tra diverse sim. La conseguenza è infatti una perdita dei margini di profitto. Ancora di più, temono di perdere del tutto il controllo sull’utente – consegnandolo agli over the top – e di trasformarsi in meri tubi di trasporto (i profitti in questo caso calerebbero ancora di più a picco).

Ma allora perché Gsma e un mucchio di operatori adesso stanno abbracciando la tecnologia e-sim? La risposta più probabile è che ritengono maturi i tempi.

Adesso possono sperare, con lo standard e-sim, di controllare un processo che altrimenti- lasciato alle volontà degli over the top o dei produttori- rischiava di far saltare il banco.  Possono inoltre cogliere i vantaggi dell’innovazione: per ridurre i costi di distribuzione sim; ma anche per accelerare le attivazioni nei Paesi poveri, dove è più complicato procurarsi una sim fisica.

Fonte: http://www.wired.it