Sono più sicure dei numeri e si ricordano più facilmente, sostiene una compagnia inglese di sicurezza finanziaria.
Proviamo a considerare l’Emoji come una lingua vera e propria. Come la utilizzeremmo? In parte come già facciamo, ovvero usandola per dare un’intonazione dei nostri messaggi scritti. Poi? Io ci farei un’intera campagna elettorale – manifesto politico incluso – solo con gli emoji (esiste l’emoji della ruspa? Controllare).
Più prosaicamente, potremmo usare l’emoji come sistema di password facilitato e intuitivo. È quanto sostiene e propone la compagnia inglese Intelligent Environments specializzata in software di gestione finanziaria crossmediale.
Nel video Tony Buzan, saggista inglese specializzato in tecniche di apprendimento e memorizzazione, spiega che “dimentichiamo le password perché il cervello non lavora digitalmente o per parole, funziona per immagini”. No password, no lettere, sì emoji quindi, perché: “le immagini sono il sistema principale di apprendimento e ricordo per l’uomo”.
Buzan precisa con un esempio riassumibile così: pensate alla parola banana. La prima cosa che vi viene in mente è digitare b a n a n a oppure il ricordo multisensoriale del colore, del sapore, del peso, dell’odore del frutto?
In numeri: le emoji offrirebbero un sistema di password di quasi 3 milioni e mezzo di permutazioni, mentre i 4 numeri dei pin tradizionali ne offrono poco più di 7.000, viene precisato nel video.
Fonte: www.wired.it