Dopo la polemica dei televisori Samsung a controllo vocale in ascolto nei salotti di ignari acquirenti arriva un nuovo esempio dell’internet delle cose (ovvero oggetti non necessariamente di natura informatica collegati a internet).
Mattel (la famosa casa produttrice di giocattoli per bambini) ha recentemente annunciato al mondo il suo ultimo prodotto. Si chiamerà “Hello Barbie”. A differenza della più nota (e ormai obsoleta) bambolina questo giocattolo avrà al suo interno un dispositivo dotato di microfono/altoparlante con connessione WiFi per consentire ai bambini un’esperienza di gioco interattiva.
Una parte di me è estremamente affascinata da questo miracolo tecnologico, dalla sfida tecnica e imprenditoriale che ci sta dietro; del resto faccio parte di quella generazione di bambini cresciuti guardando in televisione robottoni antropomorfi senzienti, macchine che guidano da sole e computer paladini della giustizia.
L’altra parte di me invece inorridisce davanti a questo abominio della tecnica: la tecnologia dovrebbe servire a rendere il lavoro più agevole, meno faticoso, più snello (e in tal senso quindi benvengano Cortana e Siri) ma qui stiamo trovando un ripiego per il diletto della prole: fare in modo che i figli parlino e si confidino con una macchina anzichè con i propri famigliari/amici secondo me è sintomo di una deriva culturale grave.
Ho lasciato per ultimo il discorso relativo alla privacy, ma non è questo il nodo centrale di questo post. Nonostante le mille e inutili rassicurazioni sospetto che le informazioni raccolte inevitabilmente verranno usate per sbirciare attraverso le porte chiuse e le tende abbassate del contesto familare: non avrei mai immaginato che la prima forma del grande fratello si concretizzasse in una bambolina bionda con le tette.